Storia della chiesa

La chiesa della santa Croce, edificata nel tardo medioevo, per il suo aspetto vetusto e il cattivo stato di conservazione fu ritenuta, nel Seicento, la più antica della città, e dunque sua antica matrice e prima parrocchia, poi declassata a grancia. In realtà, tale fu sempre, e sottoposta alla giurisdizione della prima chiesa cittadina, autentica matrice e prima parrocchia, ossia l'arcipretale di san Severino abate.

Nella chiesa si conservava un frammento di legno venerato quale reliquia della croce su cui fu inchiodato Cristo.

Il terremoto del 30 luglio 1627 rase quasi completamente al suolo il sacro edificio, che fu ricostruito alla meglio. Nel 1648 presso i locali attigui alla chiesa si insediarono i padri carmelitani, che esposero alla venerazione un quadro della Madonna del Carmine, attorno al quale nacque presto una grande devozione popolare. Soppresso il giovane convento nel 1652, la chiesa divenne fatiscente, e l'abbattimento fu scongiurato da una confraternita, detta poi "di santa Croce", che si impegnò nel 1681 a riparare l'edificio, caro al popolo per la devozione alla Vergine carmelitana.

Nel 1684 nacque presso la stessa chiesa della santa Croce la confraternita del Carmine, che promosse nuove migliorie (soffitto e intonaci). Da quella data il tempio assunse progressivamente il titolo definitivo del Carmelo ed, estinta di lì a poco l'antica confraternita della santa Croce, divenne de facto e de jure la chiesa della confraternita del Carmine.

Da allora il sodalizio carmelitano trasformò la chiesa in una bella architettura barocca, ridefinendone la struttura, decorandone la facciata (1743), edificando la cupola e il campanile, arricchendo di stucchi (1767), statue, dipinti, organo, coro, pulpito e altari l'arioso interno.

Il pavimento in marmo, a scacchi bianchi e grigi (bianco di Carrara e bardiglio), fu realizzato nel 1882. L'anno seguente, 1883, si pose la bussola lignea, opera del sanseverese Giuseppe Cassano.

Il soffitto a cassettoni settecentesco fu sostituito nel 1964-65 con l'attuale in cedro, opera di Antonio D'Amico.