Santa Teresa d'Avila

Nacque ad Avila, nella famigla di Cepeda e Ahumada, nel 1515.Fu riformatrice dell’ordine del Carmelo, fondatrice del Carmelo teresiano nonché madre delle carmelitane scalze e dei carmelitani scalzi.

Fin da giovane manifestò la sua volontà di dedicarsi alla vita spirituale, ma il padre, contrario alla sua entrata in convento, costituì il principale ostacolo che la separava dalla pronuncia dei voti. Teresa scelse la via della fuga all’età di venti anni ed entrò nel Carmelo presso il monastero dell’Incarnazione di Avila. A seguito del suo noviziato si riconciliò col padre, il quale acconsentì alla pronuncia dei voti e stabilì con la madre superiora la dote per l’ingresso definitivo in monastero.

La giovane carmelitana fu poi vittima di gravi problemi di salute, a tal punto che si pensò di allestire il suo funerale. Miracolosamente scampata alla morte, Teresa iniziò un intenso cammino spirituale da cui derivarono le sue prime esperienze mistiche. Tali episodi indussero le sorelle monache a dubitare se le visioni della mistica fossero realmente di natura spirituale o se fossero frutto di una possessione demoniaca, specie a seguito del celeberrimo caso di Maddalena della Croce, una clarissa di Cordoba dichiarata posseduta e processata dall’inquisizione domenicana. Gaspar Daza, suo confessore, e Francesco De Salcedo, suo intimo confidente, la ritennero ben presto vittima di illusioni demoniache, accusa per la quale la religiosa soffrì molto. Provvidenziale fu il successivo incontro di Teresa col gesuita Francesco Borgia che la invitò a proseguire con fiducia e coraggio il suo cammino spirituale. Una commissione composta da padri domenicani e alcuni dotti laici sottopose Teresa a diversi interrogatori e la dichiarò «vittima di possessione diabolica». Le fu dunque impedita la comunione e persino la solitudine. Questa volta fu l’intervento di Pietro d’Alcantara a far decadere tutte le accuse contro la religiosa: l’ascetico francescano ricomunicò Teresa e la invitò a non arrendersi di fronte alle insistenze e alle continue persecuzioni di coloro che confondevano il suo misticismo con l’eresia. Questo incontro fu determinante per la scelta della religiosa di fondare un nuovo ordine di Carmelitane.

Erano periodi bui per la Chiesa di Roma afflitta da una profonda crisi: da un lato la dilagante corruzione dell’alto clero, forviato dagli eccessivi privilegi, e dall’altro l’avvento della riforma protestante nei paesi nord-europei. Teresa era spinta dal forte desiderio di abbandonare la vita claustrale e gli agi del monastero per dedicarsi totalmente alla cura degli ammalati e dei lebbrosi. Trasferitasi nel monastero di San Giuseppe ad Avila, ottenne nel 1562 i permessi pontifici per fondare un nuovo monastero che ospitasse le prime «carmelitane scalze». Fu così che dal 1565 in poi si dedicò alla redazione di una nuova costituzione carmelitana e, grazie all’aiuto dei padri gesuiti, ottenne il permesso dal vescovo di Salamanca di fondare il primo monastero riformato presso Medina del Campo. Seguì la fondazione degli ulteriori monasteri di Malagòn, Toledo, Alma de Tormes e Siviglia. La regola si estese velocemente anche al ramo maschile del Carmelo, e ben presto sorse una disputa sulla natura e le caratteristiche della nuova regola fra i calzati e gli scalzi teresiani. La diatriba si risolse solo col breve di Sisto V, che nel 1580 eresse una nuova provincia separata per i carmelitani scalzi secondo desiderio di Teresa e dei suoi compagni.

La mistica morì ad Alma de Tormes due anni più tardi. Fu beatificata nel 1614 e canonizzata nel 1622. Paolo VI nel 1965 la nominò patrona principale degli scrittori cattolici della Spagna. Lo stesso Papa, il 27 settembre 1970, la dichiarò prima donna-Dottore della Chiesa.

 

Il pensiero

 

Dalla celebre opera Il castello interiore emerge il centro del pensiero mistico di santa Teresa: l’amore tra il Signore e la sua creatura. Teresa descrive con accuratezza tutte le fasi del percorso spirituale, suddivisibile in tre momenti:

  1. Meditazione o orazione di raccoglimento. Si tratta del ‘ritiro’ dell'anima e delle sue facoltà dall’esterno nell’ascolto della Parola di Dio e, secondo gli usi del tempo, particolarmente nella considerazione della passione di Cristo.
  2. L’orazione di quiete. In questo stadio la volontà umana è rimessa in quella di Dio, mentre le altre facoltà, quali la memoria, l’immaginazione e la ragione, non sono ancora sicure a causa della distrazione mondana. Nonostante una piccola distrazione possa essere provocata dalla ripetizione di preghiere o dalla composizione di scritti, lo stato prevalente è ancora quello della quiete.
  3. L’orazione di unione. La presenza dello Spirito attrae in sé la volontà e l’intelletto, in un dono reciproco tra il Signore e la creatura, mentre rimangono ‘libere’ solo l’immaginazione e la memoria. Questo stadio è caratterizzato da una pace beata, una sorta di consapevole consegna all’amore di Dio.
  4. L’estasi. È il risultato ultimo del percorso spirituale, vengono meno anche l’immaginazione e la memoria. È l’apice dell’esperienza mistica dell’amore di Dio che dallo spirito coinvolge e pervade fisicamente il corpo manifestandosi con segni concreti ed esteriori: «Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era cosi vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era cosi grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio cosi soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento» (Autobiografia, XXIX, 13).

Si tratta del fenomeno della transverberazione, esperienza mistica in cui l’intervento soprannaturale di Dio o di creature angeliche ferisce materialmente il corpo del fedele. Altri casi noti sono le stigmate di san Francesco d’Assisi e di san Pio da Pietrelcina.

Il cuore della santa è conservato in una teca ad Alba de Tormes, in Spagna, e su di esso è possibile osservare delle ferite. Dopo la morte di Teresa, il suo corpo fu sottoposto ad autopsia. Fonti del tempo sostengono che avvenne un evento miracoloso: si dice che, estrattole il cuore, furono osservate proprio le cinque ferite che ella aveva descritto, di cui una di dimensioni superiori ai cinque centimetri.